L’identità come processo è sempre anche qualcosa di virtuale, ossia un insieme di potenzialità. La questione oggi è che la parola “virtuale” tende ad identificarsi solo con il “digitale” (per cui si parla di “identità virtuale” come sinonimo di “identità digitale”). Ma chi lo ha deciso? E se dietro tutto questo si nascondesse un impoverimento e non solo l’arricchimento di nuove opportunità? Occorre infatti distinguere tra “identità personale virtuale” e “identità digitale virtuale”. Sarebbe il caso di distinguere tra l'identità personale che presenta sempre di per sé un aspetto anche virtuale, e il virtuale digitalizzato in voga oggi sul web (analogo discorso andrebbe fatto anche per lo “spazio virtuale” e la virtualità impoverita del cyberspazio). L’identità virtuale del digitale indica solo un'idea e una pratica dell'identità codificata, che tratta le informazioni solo sulla base del sistema binario dello 0 o 1 (che è anche quella dell’ I like/I dislike). E questo, sinceramente, più che un arricchimento rappresenta una perdita di informazioni delle più ricche possibilità (virtualità) di cui siamo capaci.
0 Commenti
Qui di seguito i materiali da scaricare utili anche per il prossimo incontro
|
Archivi
Settembre 2019
Categorie |